Imbottigliamento n° 3 – aprile 2004

Questa è l’impressione che si percepisce entrando nell’azienda agricola dei fratelli Rovero: un’accogliente e piccola vallata alle porte di Asti, sui cui pendii si susseguono filari radi quanto basta da far pensare a una caparbia ricerca della qualità. La conformazione geologica ha plasmato il microclima di questa zona e ha consentito all’azienda, che la occupa quasi per intero, di intraprenderne la coltivazione biologica dal 1987. La cura della terra, il rispetto della vite, la tutela della salute degli operatori e dei residenti non si esauriscono nelle pratiche agricole ma traspaiono anche dalla vinificazione, rispettosa delle tradizioni e aperta alla tecnologia moderna, e dalla distillazione, cadenzata dai tempi di svinatura e dalla qualità delle vinacce fresche. Come ci spiega Enrico Rovero, la conduzione sostenibile dell’azienda è stata decisa ben prima che si diffondesse la moda del biologico e che il legislatore, a livello comunitario, ne promulgasse la regolamentazione. In altre parole, la scelta di migliorare l’ecocompatibilità del lavoro è dipesa non tanto da scelte di marketing, che oggi possono apparire ovvie, quanto dalla volontà di salvaguardare la bio-diversità e dalla ricerca della salubrità e della qualità. Questa filosofia ha perso i propri connotati teorici e si è concretizzata in un atipico posizionamento del prodotto sul mercato: contrariamente alle altre aziende, i Rovero hanno deciso non solo di confinare nel margine dell’etichetta le informazioni relative alla certificazione biologica delle loro uve ma anche di non commercializzare i prodotti in vie dedicate ai prodotti bio. I risultati di questa strategia commeciale sembrano dare loro ragione dal momento che il palmares dei riconoscimenti è in continua espansione grazie alla produzione di vini e distillati di alta qualità. L’offerta di distillati comprende grappe riserva di Moscato, Barbera, Nebbiolo, grappe monovitigno sia morbide sia secche e distillati di frutta (albicocca, mela e uva). In aggiunta alle usuali vie distributive, i vini e gli alcolici sono stati avvicinati ai consumatori grazie all’integrazione nella strategia di marketing di un’ospitalità agrituristica che può vantare un piccolo primato: la licenza n. 1 rilasciata dal comune di Asti. Anche in questo caso, l’azienda ha dimostrato un approccio lungimirante nei confronti di quella che oggi viene definita la “valorizzazione diversificata delle economie rurali”.

Il profilo della grappa moderna
Abbiamo chiesto a Franco Rovero di descriverci l’evoluzione del gusto dei consumatori e di come, e fino a quale punto, l’azienda abbia deciso di conformarsi ad essa. «Sicuramente vi è stata una modifica pronunciata del profilo sensoriale della grappa, ora meno grezza, a causa di diversi fattori quali una rinnovata attenzione al prodotto e una maggiore sensibilizzazione del consumatore. L’evoluzione della tecnica ha inoltre consentito l’esaltazione delle caratteristiche qualitative di una vinaccia correttamente conservata e, quindi, protetta da ossidazioni/fermentazioni indesiderate. Un distillato raffinato e specifico è il risultato di un processo delicato, realizzato alle giuste temperature».
La definizione di queste ultime e l’introduzione di migliorie all’impianto tradizionale ora in uso hanno permesso la “cattura” delle note distintive e caratteristiche di ogni vitigno, consentendo all’azienda di specializzarsi nella produzione di grappe monovitigno.
Con successo, considerando le vendite. «I consumatori – continua Rovero – apprezzano la nostra vasta offerta di grappe monovitigno. Per questo abbiamo deciso di produrre un solo distillato assemblato, la cui composizione di partenza varia di anno in anno in termini sia quantitativi sia qualitativi. Si tratta di una scelta voluta, intrapresa per evitare la standardizzazione del prodotto e compresa da un mercato incline ad apprezzare una sorpresa che si rinnova di anno in anno». Ma qual è il profilo del consumatore tipo? Secondo Rovero, “i consumatori possono essere divisi in due categorie: la prima comprende gli appassionati, gli “amatori”, la seconda è costituita da coloro che, avvicinandosi solo sal-
tuariamente al mondo della grappa, sono inclini a un consumo che esula dall’interpretazione del prodotto. Questi ultimi prediligono le grappe aromatiche, come quella, per esempio ottenuta da vinaccia di Moscato, perché sono abbastanza semplici e immediate mentre il prodotto secco, connotato da maggiore personalità, è apprezzato dagli appassionati, coloro che cercano nella grappa qualcosa da scoprire, degustandola». Anche per Rovero, il mercato italiano appare lontano dalla saturazione, soprattutto nelle regioni centrali e meridionali. «Pur non avendo alcuna tradizione di distillazione della grappa, e quindi di consumo, tali aree possiedono una notevole potenzialità. Infatti la scarsa famigliarità nei confronti della grappa dovrebbe agevolare l’educazione di questi nuovi bevitori a un consumo moderato e ragionato». Anche gli sbocchi sul mercato estero confermano i dati rilevati a livello nazionale: Svizzera, Germania e, in misura minore, Giappone sono le destinazioni principali delle esportazioni dell’azienda astigiana.